FAMIGLIA: Rubiaciae
NOME BOTANICO: Coffea arabica
NOME COMUNE: Caffè verde
ORIGINE: Africa nord orientale. Arbusti sempreverdi, coltivati in tutto il mondo
PARTE UTILIZZATA: semen
COMPONENTI ATTIVI PRINCIPALI: caffeina (1-1,3 %) tannini, acido clorogenico, metilxantine.
COFFEA ARABICA L. – CAFFE’ VERDE
Descrizione
EFFETTI FISIOLOGICI della pianta nei preparati per uso orale
(CLAIMS definiti nelle Linee Guida ministeriali – Dm 10 Agosto 2018 e Allegato 1 DM 9 gennaio 2019):
Semen: Azione tonica e di sostegno metabolico. Antiossidante.
IMPIEGO COMUNE IN FITOTERAPIA per uso orale:
Erba amara, aromatica. In fitoterapia, si utilizza il “caffè verde” (colore naturale, verde acido), cioè il chicco del caffè non sottoposto a tostatura e torrefazione, con effetto tonico più prolungato e meno effetti collaterali di quello nero. Ha azione stimolante, favorisce la maggior capacità di attenzione e di concentrazione mentale e riduce il senso di fatica.
I principi attivi contenuti (in particolare l’ac. clorogenico), contribuiscono al “sostegno metabolico”, limitando l’assorbimento degli zuccheri a livello intestinale (diminuizione della glicemia) e stimolando la lipolisi (il consumo delle cellule adipose) con effetto finale di “brucia-grassi” circa quattro volte superiore al the verde.
N.B. L’attività dimagrante del caffè verde è oggi oggetto di numerosi studi scientifici, che ne stanno sempre più confermando l’efficacia.
Un altro aspetto rilevante è quello legato all’attività antiossidante: ostacolo dell’azione dei radicali liberi, rallentamento dell’invecchiamento cellulare.
CURIOSITÀ: la scoperta del caffè come bevanda stimolante, si deve al viaggiatore tedesco Rauwolf, che ne osservò l’uso in Oriente nel 1573 e ne diffuse poi il consumo in Europa. La bevanda nota a tutti, si prepara con caffè, torrefatto e macinato, che prende il nome di caffè nero, ed ha maggior contenuto in caffeina.
L’estratto del caffè è utilizzato in cucina e pasticceria. Aggiunto al cioccolato, ne esalta il sapore.
Il caffè decaffeinato è ottenuto estraendo la caffeina con solventi idonei.
Alcune piante possono essere utilizzate come surrogati del caffè, per esempio cicoria, orzo, ma senza avere né lo stesso aroma né le proprietà medicinali.
Secondo il Ministero della Salute l’apporto massimo al giorno di caffeina non devrebbe superare i 200 mg.
A livello cardiaco può aumentare il numero delle pulsazioni e dare “tachicardia”.